7.3.08

Parcheggio 64 nel Porto 64


Se qualcuno che magari aveva letto prima e poi cercato Parcheggio 64 si ritrovasse dentro "Porto 64" non abbia paura. Ho travasato i contenuti del Parcheggio 64 in Porto 64 che viene pubblicato su piattaforma gratuita Blogger.

Il motivo che mi ha fatto scegliere, per questo blog, un hosting gratuito è che...non sono immortale e che certe mie riflessioni vorrei rimanessero anche dopo (il più tardi possibile ovviamente).

18.9.07

Piedi piantati per terra

Non sono ancora arrivato a capire inconfutabilmente se Dio esista o no.

Ho creduto per lungo tempo alle fate, a babbo natale e ai gatti neri che portano iella, però solo quando ti attraversano la strada, alla Bibbia ma non all'esistenza di Adamo ed Eva ed all'Arca di Noè.

Quell'epoca è passata per sempre. Ed ora a quarantatrè anni con serenità aspetto delle risposte.

Nel frattempo i miei piedi restano piantati per terra e le mie ansie si spostano verso domande credo più importanti: che futuro stiamo consegnando ai nostri figli?

George Carlin dixit

La religione ha messo i testa alla gente che un uomo invisibile vive in cielo e guarda tutto quello che facciamo minuto per minuto. L'uomo invisibile ha un elenco speciale di dieci cose proibite. Se facciamo una qualsiasi di queste dieci cose, ha un posto speciale tutto fuoco, fiamme, fumo, torture e dolore dove ci manda a vivere, soffrire , bruciare, soffocare urlare e piangere nei secoli dei secoli... Ma lui ci ama!

7.9.07

Se Dio è un'illusione

Intervista di Piergiorgio Odifreddi al biologo Richard Dawkins
da la Repubblica del 6/9/2007

Richard Dawkins è uno dei più noti divulgatori scientifici del mondo, soprattutto grazie a fortunate opere quali Il gene egoista (1976) o L´orologiaio cieco (1986). Nella prima egli difende l´idea, proposta nel 1872 dal vescovo Simon Butler, che i geni sono il mezzo di riproduzione degli organismi, e non viceversa. Nella seconda egli attacca invece l´idea, proposta nel 1802 dal vescovo William Paley, che se uno trova su una spiaggia un orologio biologico, deve per forza dedurre che è stato costruito da un orologiaio.
Come si può intuire fin dal titolo, un corollario di questa seconda opera è che la teoria dell´evoluzione fornisce una spiegazione sufficiente della nascita della vita, e rende superflua la fede: cosa su cui concordano anche i fedeli, che infatti attaccano questa teoria fin dal 1859. Non stupisce dunque che Dawkins sia un ateo professante, né che abbia scritto il potente manifesto ateo L´illusione di Dio, in uscita in questi giorni da Mondadori (pagg.408, euro 19) a proposito del quale l´abbiamo intervistato.

Lei usa la parola «religione» come sinonimo di «teismo». Non crede che dovremmo almeno distinguere le religioni teiste da quelle atee, ad esempio il Cristianesimo dal Buddhismo?
«Se definiamo una religione come un insieme codificato di valori o di regole di vita, allora lei ha certamente ragione: in questo senso, il Buddhismo è una religione che non crede in Dio. Ma io mi concentro su quelle che ci credono.
Forse perché le trova irrazionali? Eppure gli Stoici credevano, pur rimanendo perfettamente razionali.
«Lo loro era una fede di tipo naturalistico, e la stessa cosa si potrebbe dire dei Quaccheri o degli Unitari moderni. Ma, di nuovo, io concentro il mio attacco sulle religioni che hanno credenze soprannaturali».
Perché non si limita a decostruire la nozione di Dio, e vuole addirittura dimostrarne la non esistenza?
«Perché credo che l´ipotesi di un essere soprannaturale che ha creato l´universo, si possa formulare come una proposizione scientifica: in quanto tale, diventa allora passibile non soltanto di verifica, ma anche di refutazione. E la mia tesi è che, parlando da un punto di vista scientifico, questa ipotesi appare molto improbabile».
Non impossibile?
«No. Ma non lo sono nemmeno le fate, o il Mostro di Spaghetti Volante che è recentemente diventato popolare in Internet come parodia di Dio».
Lei usa l´evoluzionismo come arma antireligiosa, ma non crede che esso sia compatibile con la credenza in un Creatore che si limita a intervenire nel primo istante della creazione?
«Certo, ma sarebbe un Creatore ben diverso da quello della Bibbia o del Corano. Nel suo libro La creazione (Zanichelli, 1985), Peter Atkins discute cosa dovrebbe fare un Dio che volesse organizzare le cose in modo che la Natura potesse badare a se stessa e generare autonomamente la vita, e la sua conclusione è che non dovrebbe fare assolutamente nulla!».
Nemmeno «in principio»?
«Il «principio» è appunto il momento a cui Atkins arriva alla fine, dopo aver eliminato tutto il resto. Ma anch´io, come biologo, le posso dire che l´evoluzione per selezione naturale è un modo parsimonioso ed economico di generare la vita, che non necessita di alcun intervento divino».
Rimane ancora la possibilità di pensare a Dio come giustificazione del perché ci sono leggi della natura, e del perché sono quelle che sono.
«Questo lo trovo molto poco soddisfacente, in quanto lascia aperto l´analogo problema di giustificare allora perché c´è Dio, e perché è quello che è».
Lei usa l´evoluzionismo anche per spiegare l´esistenza delle religioni: non crede che la loro emergenza sia troppo recente, rispetto ai tempi lunghi necessari all´evoluzione?
«Questo è vero se parliamo di evoluzione biologica, e del tempo necessario a produrre un cervello che mostri una propensione per le religioni. Ma l´evoluzione culturale avviene molto più rapidamente, come mostra ad esempio il cambiamento delle lingue, o lo sviluppo della tecnologia: queste cose hanno una scala temporale di qualche secolo, ben compatibile con la millenaria storia delle civiltà che hanno sviluppato religioni».
A proposito di evoluzione culturale, molta gente ritiene che la scienza stessa sia un prodotto del pensiero cristiano.
«La scienza occidentale è sicuramente nata nel Rinascimento cristiano, ma questo non significa che debba qualcosa al Cristianesimo: anzi, si potrebbe argomentare che si sia sviluppata non grazie a, ma nonostante il Cristianesimo. E, comunque, non dobbiamo dimenticare le origini greche del pensiero scientifico. E nemmeno gli sviluppi in paesi non europei, soprattutto la Cina».
Visto che abbiamo cominciato a parlare del Cristianesimo, lei crede alla storicità di Gesù?
«La maggior parte degli storici ritiene che sia esistito, e io mi adeguo. Ma credo che Gesù sia stato soltanto una delle molte figure profetiche del suo tempo, tutte più o meno simili fra loro, e che la sopravvivenza del suo culto sia solo un accidente storico».
Cosa pensa del fatto che, tra gli sparuti scienziati cristiani, ci siano comunque premi Nobel come Werner Arber e Charles Townes, o medaglie Fields come Enrico Bombieri e Laurent Lafforgue?
«In genere gli scienziati «credenti» sono religiosi soltanto nel senso astratto di Einstein, ma qualche eccezione che crede letteralmente a cose come la verginità della Madonna effettivamente c´è. Io lo trovo molto difficile da capire, e immagino che ci riescano solo attraverso una compartimentalizzazione della mente: hanno il cervello diviso, e non permettono a una metà di interferire con l´altra».
Cioè, sono scienziati durante la settimana e credenti la domenica?
«Sì, e comunque sono molto pochi: nel libro cito, ad esempio, un sondaggio effettuato all´Accademia Nazionale delle Scienze statunitense, dal quale risulta che il 93 per cento dei membri sono atei o agnostici. Ci sono dati simili per la Royal Society inglese, e sarei molto curioso di sapere se la stessa cosa è vera anche per altre Accademie delle Scienze: ad esempio, per i vostri Lincei».
Townes, che ho citato prima, ha vinto il premio Templeton per la scienza e la religione. Da come ne parla nel suo libro, si direbbe che lei proprio non sopporti la Fondazione Templeton, vero?
« Non mi piacciono i suoi metodi. A volte trovano gente veramente religiosa da premiare, come Townes appunto. Ma spesso si limitano a scovare grandi scienziati che abbiano scritto qualcosa che suoni vagamente simpatetico verso la religione, come Freeman Dyson, e lo premiano. E´ una specie di corruzione finanziaria, e bisogna essere fatti tutti d´un pezzo per rifiutare un premio di più di un milione di dollari. Io, però, non prenderei troppo seriamente queste cose: quando si viene corrotti con somme cosí elevate, si agisce sotto costrizione».
Un altro vincitore è John Barrow, che ha legato il suo nome al Principio Antropico: un argomento che, stranamente, nel suo libro lei apprezza.
«Il fatto è che l´evoluzione spiega perfettamente lo sviluppo della vita sulla Terra, ma ha problemi con le sue origini: si tratta infatti di un evento molto raro, con una probabilità assolutamente minimale, dell´ordine di uno su qualche miliardo. Ma poiché ci sono così tanti pianeti nell´universo, essendoci un centinaio di miliardi di galassie, ciascuna con un centinaio di miliardi di stelle, allora ci si può attendere che ci siano miliardi di pianeti con la vita. E il Principio Antropico descrive quali condizioni questi pianeti debbano avere, per poter sviluppare una vita come la nostra: a me questa sembra una spiegazione scientifica, e per nulla teista».
Il fatto è che il Principio Antropico viene spesso applicato all´intero universo.
«E´ la stessa cosa. La probabilità che le costanti fondamentali della fisica siano finemente calibrate, in modo da permettere all´universo di essere come lo conosciamo, è assolutamente minimale. Ma si può pensare di vivere in un multiverso con tanti universi, ciascuno con i suoi valori delle costanti fondamentali, e allora ci si può attendere che ci siano universi con questi valori calibrati in maniera tale da produrre creature come noi. E il Principio Antropico spiega di nuovo soltanto quali condizioni questi universi minoritari debbano avere, per poter sviluppare una vita come la nostra».
A me non sembra affatto la stessa cosa: un conto è parlare di un gran numero di pianeti, e un altro di un gran numero di universi!
«Sono assolutamente d´accordo con lei: è più plausibile fare questi ragionamenti coi pianeti, che con gli universi. Forse dovremmo chiedere ai fisici se ci sono altre ragioni per credere in un multiverso, invece che in un universo: da quanto ne so, ci sono, ma non so quali siano».
Come risponderebbe a un´obiezione alla Berkeley, del tipo: la scienza fa la schizzinosa con Dio, ma poi crede in cose altrettanto metafisiche o implausibili, dalle stringhe ai multiversi?
«Che c´è una differenza. Un Dio in grado di calibrare le costanti fondamentali di un universo o creare le condizioni per la vita su un pianeta, per non parlare di un Dio in grado di ascoltare e soddisfare le preghiere dei fedeli, dev´essere un´entità molto complicata e complessa. Il multiverso, invece, non è più complicato o complesso di un singolo universo: solo più prolifico e ridondante»

Albert Einstein dixit

La religiosità è sentire che oltre ciò che possiamo sperimentare c'è qualcosa che la nostra mente non può afferrare, la cui bellezza ci appare solo indirettamente e come un debole riflesso. In questo senso, io sono religioso.

5.9.07

Le mie domande

(Ultima modifica: 7/3/2008)


Da qualche tempo mi vado ponendo delle domande a cui sono convinto non troverò mai delle risposte definitive. Queste domande cercano di sondare i perché della vita, della morte e del dolore sulla necessità della religione e delle verità rivelate.

I quesiti sono tanti e forse si possono condensare nell'unica domanda: l'esistenza di Dio è assolutamente necessaria per spiegare la vita, la morte e la sofferenza?

Capisco che questo è un tema che può non interessare tutti. Anzi che molti non vogliono proprio porsi queste domande cullandosi nelle certezze posticcie frutto di un'educazione frettolosa e superficiale. O magari non porsi per niente il problema pensando che alla fin fine ci sono cose più importanti di cui occuparsi a questo mondo.

Io invece, in questa fase della mia vita, mi pongo tanti interrogativi e pian piano cerco (o dispero) di trovare delle risposte.

In Italia molti si dicono cattolici perché la loro vita si è svolta dentro la sfera di influenza della Chiesa Cattolica, me incluso. Poi nei fatti, nelle idee, nelle azioni quotidiane siamo ben lontani da una coerenza anche parziale. Lo stesso penso possa dirsi di chi nasce in un paese islamico qualsiasi o ebreo o confuciano o vattelapesca...

Qui mi occuperò più che altro di Santa Romana Cattolica e Apostolica Chiesa Romana perché tale nacqui (o mi fecero nascere).

Perché il cattolicesimo è diventata sui grandi numeri una fede così ipocrita?

Questa è una domanda interessante, ma per il momento meno importante ed urgente di altre.


Ha un senso credere oggi in Dio?

Tutti temiamo la morte e la sofferenza e sono due cose strettamente connesse all'esistenza, imprenscindibili. Una vita senza sofferenza è talmente difficile da immaginare che mi pare ovvio dire impossibile! Il dolore ha poi tutta una gradazione ed una estrema variabilità ed una soggettiva soglia di sopportazione. Ma dentro questi paletti si svolge la vita che ha come ulteriore paletto la morte. Ad una tale evidenza ci ribelliamo vogliamo dare un senso alle cose ed un perché ad ogni avvenimento della nostra vita, ad ogni dolore, ecco Dio il grande Consolatore, colui che ci fustiga con la dannazione eterna e che ci premia con il paradiso. Inoltre la religiosità intesa come la tendenza verso qualcosa che è più grande di noi è stata da sempre parte della diversità dell'uomo rispetto agli altri animali.
Nel corso della storia dell'umanità sono esistiti innumerevoli dei ed i loro profeti, e gli appartenenti alla casta dei mediatori, il clero e gli illuminati, i santi. E visto che ogni religione contraddice le altre c'è una chiara evidenza che sono tutte nel falso perché l'alternativa sarebbe che fossero tutte nel vero cosa che è per logica assurda. E' stato l'uomo che ha creato Dio perché necessario, perché a qualsiasi costruzione logica occorre un postulato e Dio è il postulato della religione, perciò non dimostrabile. Ma se in geometria postuliamo il punto come quell'entità geometrica priva della dimensione lineare e di ogni altra dimensione l'umanità ha postulato Dio (nelle sue varianti geografico-culturali) come il Tutto, il Creatore, l'Onnisciente e l'Onnipotente. In tal modo impedendo ogni ragionamento logico su di esso perché solo per fede si può credere a qualcosa che essendo il tutto rappresenterebbe il nulla. Il rito e le preghiere sono il tramite con il quale ci mettiamo a contatto con l'essere supremo. E più le preghiere sono ripetitive più ci sembrano efficaci. E più persone pregano per una causa più probabilità ci sono che l'Onnipotente le ascolti ed intervenga. Cosicché un poveraccio che magari ha una fede sincera ma pochi amici ha poche probalità di essere ascoltato... I riti, i culti le messe, le processioni, le ostensioni sono tutte manifestazioni superstiziose di quello che chiamiamo fede in Dio, bisogno del trascendente, paura della morte e del dolore. Qualcosa che ci fa guadagnare punti per la vita eterna. Guardando ai fatti dell'uomo ed alla preghiere espresse incessantemente non si può negare che Dio è distratto o quanto meno burlone o le due cose insieme.

Ma se Dio non esiste che speranza abbiamo?

Qui si deve ritornar alla domanda iniziale: Dio è necessario? A questo quesito viene risposto di solito che si è necessario perché l'uomo senza Dio è un uomo in cui gli istinti primordiali prendono il sopravvento e in cui l'etica non ha nessun valore perché non soggetta a sanzioni post-mortem comminate da un giudice supremo.

Un uomo senza Dio è un uomo senza morale?

La risposta migliore è ricordare che in nome della fede si è potuta ammettere qualsiasi nefandezza purché giustificata dalla “parola di Dio”, termine nel quale rientrano non tanto e non solo le Sacre Scritture quanto la loro interpretazione.


Può esistere una morale laica?

La storia dimostra che può esistere e per dirla con Richard Dawkins ci sono buone probabilità che un uomo buono non è più buono solo perché religioso. La morale laica non fa risalire l'origine dell'etica a un essere supremo la riporta a ciò che può essere un bene condiviso da tutti e la materializza nelle leggi umane che regolamentano il vivere civile. E a mio parere è l'unico tipo di morale valida soggetta alle leggi dell'uomo e non di un essere supremo di cui ognuno può asserire di esserne il demiurgo o il profeta. L'aria è necessaria come l'acqua ed il cibo, non Dio. Dio è una necessità che deriva dalla paura della morte e della sofferenza. Senza Dio si può vivere, senza l'acqua no. Negare Dio per un cattolico non vuol dire negare la possibilità di un'etica condivisa. Affrontare le paure che portano alle credenze superstiziose serve a liberarsi dalla schiavitù di una fede (qualsiasi essa sia) destinata prima poi ad essere soppiantata o plasmata da nuovi profeti e da nuove interpretazioni e per le principali religioni monoteiste basate su di un libro privo di basi storiche, del tutto improbabile e livello scientifico e scritto (tramandati oralmente fino ad un certo punto poi copiati e riscritti successivemente) da uomini come noi ispirati da altri uomini come noi. Questa è stata la storia di tutte le religioni umane: una galleria ininterrotta di figure mitologiche e di credenze in gran parte superstiziose volte a dare un senso alle cose riguardanti la vita e la morte.

E' possibile liberarsi delle superstizioni?

Definiamo la superstizione :

“Credenza irrazionale, spesso dettata da ignoranza o da paura, in forze occulte ritenute portatrici di influenze perlopiù negative; ogni pratica o rituale dettati da tale credenza” (da il Sabatini-Colletti).
Non credo sia una forzatura, alla luce della ragione, dire che le religioni costituiscono la forma di superstizione più radicata nella civiltà umana, perché ha le sue radici nella paura della morte e della sofferenza, anche se non l'unica e quella che ha avuto più implicazioni e più influenza nella sua millenaria storia (vedasi questo interessante post sull'argomento di Maurizio Colucci). La mia critica alle religioni è sostanzialmente una critica agli uomini di religione, al clero che ha trasformato un'esigenza umana in istituzioni di potere molto terreno, non è e non vuole essere invece una critica alla religiosità insita nell'animo umano. Di fronte ad uno spettacolo della natura bello o terribile che sia tutti ci sentiamo piccoli ed infinitesimali e pensiamo che c'è qualcosa più grande e più forte di noi e quel qualcosa lo denominiamo Dio. Di fronte ad un giusto che segue la Bibbia, il Corano o un qualsiasi testo sacro pensiamo che sia stata la fede a cambiarlo a farlo diventare un punto di riferimento per gli altri. In realtà è stato lui che ha cambiato se stesso usando la fede come catalizzatore. Di fronte ad una ingiustizia ci rifacciamo alla giustizia suprema infallibile come nostra ultima chance. L'uomo deve cercare di emanciparsi dal propri dei perché solo in questo modo può entrare in una età adulta in cui i valori non hanno bisogno di essere puntellati e la spiritualità prescindere dal trascendente.


Può esistere una spiritualità senza religione?

Nell'uomo, ma anche in parte negli animali la materia ha raggiunto lo stadio più alto della sua evoluzione. E' diventata cosciente di se stessa e capace di manipolare altra materia di costruire e soprattutto di riflettere su stessa. E il “miracolo” della vita probabilmente saremo in grado di svelarlo un giorno o probabilmente no in ogni caso non è il frutto di una “volontà” precisa indirizzata e rivelata. Non ci sono evidenze che sia così, lo si può credere solo per fede e credere per fede significa bendarsi e farsi descrivere il mondo da un altro. Per quanto preciso possa essere questo altro la descrizione che ti farà sarà sempre un suo punto di vista. La fede ci libera dalla schiavitù del peccato ed è un dono, si dice. Ed è un dono velenoso se ci rende ciechi e sordi. Uno spirito cosciente della propria finitezza e limitatezza è uno spirito lui sì libero dal peccato di ogni menzogna. Una spiritualità libera dai lacci delle religioni è una spiritualità pura, genuina che permette di entrare in comunicazione con tutti gli altri esseri viventi, con la terra e l'universo intero. Bisogna diffidare sempre da chi si erge a possessore della verità. La verità non è mai posseduta perché l'uomo con la propria limitatezza non può possederla può solo provare ad approssimarvisi ma è un processo lungo e faticoso e costellato da falsità e manipolazioni di non facile discernimento. E se qualcuno pensa che io scrivendo quello che scrivo voglia diventare il paladino di alcunché di costituito e/o di riconosciuto allora diffidate anche di me che non sbagliate. Il potere religioso costituito teme chi si fa troppe domande perché riflettere sulla propria fede indotta dall'educazione e dalla tradizione mette a repentaglio gli esili fili su cui la fede stessa è basata. Una fede inculcata è una fede senza fondamenta, una fede profonda e ragionata è come chi diventa ricco improvvisamente rischia seriamente la pazzia e la cecità morale.

La fede è un dono?

Direi, se lo fosse, un dono avvelenato. Una “fede” religiosa è, vista dal punto di vista della ricerca attiva della verità, una maledizione e lo sarebbe per assurdo ancor di più se fosse provata scientificamente l'esistenza di Dio. Questo perché frapporre fra la conoscenza e il trascendente la fede significa congelare ogni possibilità di crescita interiore. La tua fede ti impone di credere non di avere delle prove a sostegno della tua fede.


Ma dopo la morte cose c'è? Le religioni danno una speranza di una vita ultraterrena. Esiste l'anima immortale?

La materia di cui sono composti i nostri corpi è frutto di stelle che sono esistite in un lontano passato e che hanno dato luogo agli elementi fondamentali per la vita. E stiamo parlando di miliardi di anni. La nostra esistenza è una scheggia nella vita dell'universo. Ma è l'attimo in cui la materia è capace di pensare su se stessa e di porsi delle domande. Io non so se esiste l'anima immortale ed ogni teoria in merito si ferma nelle ipotesi, solo per "fede" si hanno delle certezze. Tuttavia tra tutte le varie ipotesi mi attrae in questo momento quella della reincarnazione perché mi pare la meno assurda rispetto alle altre e non perché penso ci siano prove in suo favore anche se non dubito che qualcuno potrebbe convincervi del contrario. Io penso che se noi siamo materia pensante non possiamo non essere immortali anche se non saremo mai più l'Io che siamo in questo istante. Ci evolviamo come spirito come si è evoluta la materia che dalla fucina delle stelle ha dato luogo per aggregazione successiva ai nostri corpi. Con la morte la materia di cui siamo fatti si disgrega per ricomporsi da qualche altra parte con un diverso Io. Ed è un processo che sembrerebbe essere in evoluzione costante. L'Io successivo non ha memoria del precedente ma si pone ad un livello superiore di autocoscienza e di pensiero di generazione in generazione. Ma qui si ferma la mia immaginazione. Chi nasce non ha ricordi di precedenti vite e i tentativi ad esempio tramite l'ipnosi di regressione sono scientificamente non affidabili. Quindi chi muore non rivivrà più come l'Io attuale avrà però coscienza di se come altro. Perché la materia ha bisogno di pensarsi. Queste, ribadisco, non sono certezze solo mere ipotesi o ancor meno speranze. L'evidenza che abbiamo inoppugnabile è che con la morte tutto finisce l resto solo solo congetture e teorie senza basi scientifiche. Ma in quel tutto ci possono essere tante cose che fanno la differenza tra una vita vissuta male ed una vissuta in consapevolezza.

4.9.07

Collegamenti e Materiali

In questo post verranno indicati link utili alle finalità del blog.

- Il Lume Rinnovato di Maurizio Colucci
- Novissimo Blog di Maurizio Colucci