5.9.07

Le mie domande

(Ultima modifica: 7/3/2008)


Da qualche tempo mi vado ponendo delle domande a cui sono convinto non troverò mai delle risposte definitive. Queste domande cercano di sondare i perché della vita, della morte e del dolore sulla necessità della religione e delle verità rivelate.

I quesiti sono tanti e forse si possono condensare nell'unica domanda: l'esistenza di Dio è assolutamente necessaria per spiegare la vita, la morte e la sofferenza?

Capisco che questo è un tema che può non interessare tutti. Anzi che molti non vogliono proprio porsi queste domande cullandosi nelle certezze posticcie frutto di un'educazione frettolosa e superficiale. O magari non porsi per niente il problema pensando che alla fin fine ci sono cose più importanti di cui occuparsi a questo mondo.

Io invece, in questa fase della mia vita, mi pongo tanti interrogativi e pian piano cerco (o dispero) di trovare delle risposte.

In Italia molti si dicono cattolici perché la loro vita si è svolta dentro la sfera di influenza della Chiesa Cattolica, me incluso. Poi nei fatti, nelle idee, nelle azioni quotidiane siamo ben lontani da una coerenza anche parziale. Lo stesso penso possa dirsi di chi nasce in un paese islamico qualsiasi o ebreo o confuciano o vattelapesca...

Qui mi occuperò più che altro di Santa Romana Cattolica e Apostolica Chiesa Romana perché tale nacqui (o mi fecero nascere).

Perché il cattolicesimo è diventata sui grandi numeri una fede così ipocrita?

Questa è una domanda interessante, ma per il momento meno importante ed urgente di altre.


Ha un senso credere oggi in Dio?

Tutti temiamo la morte e la sofferenza e sono due cose strettamente connesse all'esistenza, imprenscindibili. Una vita senza sofferenza è talmente difficile da immaginare che mi pare ovvio dire impossibile! Il dolore ha poi tutta una gradazione ed una estrema variabilità ed una soggettiva soglia di sopportazione. Ma dentro questi paletti si svolge la vita che ha come ulteriore paletto la morte. Ad una tale evidenza ci ribelliamo vogliamo dare un senso alle cose ed un perché ad ogni avvenimento della nostra vita, ad ogni dolore, ecco Dio il grande Consolatore, colui che ci fustiga con la dannazione eterna e che ci premia con il paradiso. Inoltre la religiosità intesa come la tendenza verso qualcosa che è più grande di noi è stata da sempre parte della diversità dell'uomo rispetto agli altri animali.
Nel corso della storia dell'umanità sono esistiti innumerevoli dei ed i loro profeti, e gli appartenenti alla casta dei mediatori, il clero e gli illuminati, i santi. E visto che ogni religione contraddice le altre c'è una chiara evidenza che sono tutte nel falso perché l'alternativa sarebbe che fossero tutte nel vero cosa che è per logica assurda. E' stato l'uomo che ha creato Dio perché necessario, perché a qualsiasi costruzione logica occorre un postulato e Dio è il postulato della religione, perciò non dimostrabile. Ma se in geometria postuliamo il punto come quell'entità geometrica priva della dimensione lineare e di ogni altra dimensione l'umanità ha postulato Dio (nelle sue varianti geografico-culturali) come il Tutto, il Creatore, l'Onnisciente e l'Onnipotente. In tal modo impedendo ogni ragionamento logico su di esso perché solo per fede si può credere a qualcosa che essendo il tutto rappresenterebbe il nulla. Il rito e le preghiere sono il tramite con il quale ci mettiamo a contatto con l'essere supremo. E più le preghiere sono ripetitive più ci sembrano efficaci. E più persone pregano per una causa più probabilità ci sono che l'Onnipotente le ascolti ed intervenga. Cosicché un poveraccio che magari ha una fede sincera ma pochi amici ha poche probalità di essere ascoltato... I riti, i culti le messe, le processioni, le ostensioni sono tutte manifestazioni superstiziose di quello che chiamiamo fede in Dio, bisogno del trascendente, paura della morte e del dolore. Qualcosa che ci fa guadagnare punti per la vita eterna. Guardando ai fatti dell'uomo ed alla preghiere espresse incessantemente non si può negare che Dio è distratto o quanto meno burlone o le due cose insieme.

Ma se Dio non esiste che speranza abbiamo?

Qui si deve ritornar alla domanda iniziale: Dio è necessario? A questo quesito viene risposto di solito che si è necessario perché l'uomo senza Dio è un uomo in cui gli istinti primordiali prendono il sopravvento e in cui l'etica non ha nessun valore perché non soggetta a sanzioni post-mortem comminate da un giudice supremo.

Un uomo senza Dio è un uomo senza morale?

La risposta migliore è ricordare che in nome della fede si è potuta ammettere qualsiasi nefandezza purché giustificata dalla “parola di Dio”, termine nel quale rientrano non tanto e non solo le Sacre Scritture quanto la loro interpretazione.


Può esistere una morale laica?

La storia dimostra che può esistere e per dirla con Richard Dawkins ci sono buone probabilità che un uomo buono non è più buono solo perché religioso. La morale laica non fa risalire l'origine dell'etica a un essere supremo la riporta a ciò che può essere un bene condiviso da tutti e la materializza nelle leggi umane che regolamentano il vivere civile. E a mio parere è l'unico tipo di morale valida soggetta alle leggi dell'uomo e non di un essere supremo di cui ognuno può asserire di esserne il demiurgo o il profeta. L'aria è necessaria come l'acqua ed il cibo, non Dio. Dio è una necessità che deriva dalla paura della morte e della sofferenza. Senza Dio si può vivere, senza l'acqua no. Negare Dio per un cattolico non vuol dire negare la possibilità di un'etica condivisa. Affrontare le paure che portano alle credenze superstiziose serve a liberarsi dalla schiavitù di una fede (qualsiasi essa sia) destinata prima poi ad essere soppiantata o plasmata da nuovi profeti e da nuove interpretazioni e per le principali religioni monoteiste basate su di un libro privo di basi storiche, del tutto improbabile e livello scientifico e scritto (tramandati oralmente fino ad un certo punto poi copiati e riscritti successivemente) da uomini come noi ispirati da altri uomini come noi. Questa è stata la storia di tutte le religioni umane: una galleria ininterrotta di figure mitologiche e di credenze in gran parte superstiziose volte a dare un senso alle cose riguardanti la vita e la morte.

E' possibile liberarsi delle superstizioni?

Definiamo la superstizione :

“Credenza irrazionale, spesso dettata da ignoranza o da paura, in forze occulte ritenute portatrici di influenze perlopiù negative; ogni pratica o rituale dettati da tale credenza” (da il Sabatini-Colletti).
Non credo sia una forzatura, alla luce della ragione, dire che le religioni costituiscono la forma di superstizione più radicata nella civiltà umana, perché ha le sue radici nella paura della morte e della sofferenza, anche se non l'unica e quella che ha avuto più implicazioni e più influenza nella sua millenaria storia (vedasi questo interessante post sull'argomento di Maurizio Colucci). La mia critica alle religioni è sostanzialmente una critica agli uomini di religione, al clero che ha trasformato un'esigenza umana in istituzioni di potere molto terreno, non è e non vuole essere invece una critica alla religiosità insita nell'animo umano. Di fronte ad uno spettacolo della natura bello o terribile che sia tutti ci sentiamo piccoli ed infinitesimali e pensiamo che c'è qualcosa più grande e più forte di noi e quel qualcosa lo denominiamo Dio. Di fronte ad un giusto che segue la Bibbia, il Corano o un qualsiasi testo sacro pensiamo che sia stata la fede a cambiarlo a farlo diventare un punto di riferimento per gli altri. In realtà è stato lui che ha cambiato se stesso usando la fede come catalizzatore. Di fronte ad una ingiustizia ci rifacciamo alla giustizia suprema infallibile come nostra ultima chance. L'uomo deve cercare di emanciparsi dal propri dei perché solo in questo modo può entrare in una età adulta in cui i valori non hanno bisogno di essere puntellati e la spiritualità prescindere dal trascendente.


Può esistere una spiritualità senza religione?

Nell'uomo, ma anche in parte negli animali la materia ha raggiunto lo stadio più alto della sua evoluzione. E' diventata cosciente di se stessa e capace di manipolare altra materia di costruire e soprattutto di riflettere su stessa. E il “miracolo” della vita probabilmente saremo in grado di svelarlo un giorno o probabilmente no in ogni caso non è il frutto di una “volontà” precisa indirizzata e rivelata. Non ci sono evidenze che sia così, lo si può credere solo per fede e credere per fede significa bendarsi e farsi descrivere il mondo da un altro. Per quanto preciso possa essere questo altro la descrizione che ti farà sarà sempre un suo punto di vista. La fede ci libera dalla schiavitù del peccato ed è un dono, si dice. Ed è un dono velenoso se ci rende ciechi e sordi. Uno spirito cosciente della propria finitezza e limitatezza è uno spirito lui sì libero dal peccato di ogni menzogna. Una spiritualità libera dai lacci delle religioni è una spiritualità pura, genuina che permette di entrare in comunicazione con tutti gli altri esseri viventi, con la terra e l'universo intero. Bisogna diffidare sempre da chi si erge a possessore della verità. La verità non è mai posseduta perché l'uomo con la propria limitatezza non può possederla può solo provare ad approssimarvisi ma è un processo lungo e faticoso e costellato da falsità e manipolazioni di non facile discernimento. E se qualcuno pensa che io scrivendo quello che scrivo voglia diventare il paladino di alcunché di costituito e/o di riconosciuto allora diffidate anche di me che non sbagliate. Il potere religioso costituito teme chi si fa troppe domande perché riflettere sulla propria fede indotta dall'educazione e dalla tradizione mette a repentaglio gli esili fili su cui la fede stessa è basata. Una fede inculcata è una fede senza fondamenta, una fede profonda e ragionata è come chi diventa ricco improvvisamente rischia seriamente la pazzia e la cecità morale.

La fede è un dono?

Direi, se lo fosse, un dono avvelenato. Una “fede” religiosa è, vista dal punto di vista della ricerca attiva della verità, una maledizione e lo sarebbe per assurdo ancor di più se fosse provata scientificamente l'esistenza di Dio. Questo perché frapporre fra la conoscenza e il trascendente la fede significa congelare ogni possibilità di crescita interiore. La tua fede ti impone di credere non di avere delle prove a sostegno della tua fede.


Ma dopo la morte cose c'è? Le religioni danno una speranza di una vita ultraterrena. Esiste l'anima immortale?

La materia di cui sono composti i nostri corpi è frutto di stelle che sono esistite in un lontano passato e che hanno dato luogo agli elementi fondamentali per la vita. E stiamo parlando di miliardi di anni. La nostra esistenza è una scheggia nella vita dell'universo. Ma è l'attimo in cui la materia è capace di pensare su se stessa e di porsi delle domande. Io non so se esiste l'anima immortale ed ogni teoria in merito si ferma nelle ipotesi, solo per "fede" si hanno delle certezze. Tuttavia tra tutte le varie ipotesi mi attrae in questo momento quella della reincarnazione perché mi pare la meno assurda rispetto alle altre e non perché penso ci siano prove in suo favore anche se non dubito che qualcuno potrebbe convincervi del contrario. Io penso che se noi siamo materia pensante non possiamo non essere immortali anche se non saremo mai più l'Io che siamo in questo istante. Ci evolviamo come spirito come si è evoluta la materia che dalla fucina delle stelle ha dato luogo per aggregazione successiva ai nostri corpi. Con la morte la materia di cui siamo fatti si disgrega per ricomporsi da qualche altra parte con un diverso Io. Ed è un processo che sembrerebbe essere in evoluzione costante. L'Io successivo non ha memoria del precedente ma si pone ad un livello superiore di autocoscienza e di pensiero di generazione in generazione. Ma qui si ferma la mia immaginazione. Chi nasce non ha ricordi di precedenti vite e i tentativi ad esempio tramite l'ipnosi di regressione sono scientificamente non affidabili. Quindi chi muore non rivivrà più come l'Io attuale avrà però coscienza di se come altro. Perché la materia ha bisogno di pensarsi. Queste, ribadisco, non sono certezze solo mere ipotesi o ancor meno speranze. L'evidenza che abbiamo inoppugnabile è che con la morte tutto finisce l resto solo solo congetture e teorie senza basi scientifiche. Ma in quel tutto ci possono essere tante cose che fanno la differenza tra una vita vissuta male ed una vissuta in consapevolezza.

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